Vicini al periodo di vacanze, fra diverse ricerche di località e costi di posti in cui recarsi, ci si dimentica della sicurezza.

Lasciando in casa oggetti, mobili, effetti personali, ma anche elettrodomestici e altre cose di valore, non consideriamo mai cosa potrebbe accadere.

Per tale ragione è importante controllare tramite videocamere cosa potrebbe succedere in caso di “ospiti indesiderati”.

 

Controllo e sicurezza prima di partire

Partire dovrebbe essere un piacere indiscusso. Per far ciò, però, è necessario detenere il controllo di quello che lasciamo a casa, e per far ciò è necessario verificarlo a piacimento.

Tramite le videocamere di sicurezza, infatti, è possibile controllare da lontano gli ambienti interni ed esterni della casa, controllando eventuali intrusioni.

 

Tramite app innovative, inoltre, è possibile ricevere la chiamata al campanello di casa direttamente sul telefono, rispondendo immediatamente, indipendentemente dal luogo in cui vi troviate.

 

In caso di pacchi, è possibile aprire il cancello indicando di lasciare il pacco in un determinato posto, controllando tutti i movimenti del corriere. Dopodiché è possibile richiudere automaticamente il cancello, salutando anche il corriere. Il tutto senza la vostra presenza in casa: comodo, no?

 

Impianto domotico di videosorveglianza

Tutto questo può essere effettuato con la semplice installazione di un impianto elettrico domotico, che ha anche il vantaggio di essere un impianto ad elevato risparmio energetico.

Infatti, basato su sistemi ad elevata sostenibilità, permette una lunga durata e basse emissioni di campi elettromagnetici, quindi considerato biocompatibile e salutare per la famiglia.

Infine, grazie alla possibilità di detrazione fiscale è possibile farlo rientrare nei lavori di ristrutturazione con detrazione fino al 110% fino al 2021.

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Le vetrine espositive per negozio possono essere illuminate internamente grazie all’utilizzo di appositi faretti o strisce a led. Questo agevola di molto la capacità e la voglia del cliente di acquistare il prodotto direttamente in negozio. L’illuminazione infatti è un’accessorio molto importante da  avere all’interno di una vetrina espositiva.

Attira l’attenzione. Un’illuminazione dinamica sui prodotti, attira l’attenzione dei passanti,  possiamo  personalizzare l’illuminazione per creare diversi  temi e motivi, e allo stesso tempo ridurre i consumi energetici

Dall’esterno del negozio, l’insegna è il primo elemento che un cliente riconoscerà e ricorderà. Per questo motivo deve essere progettata in funzione della distanza dalla quale deve poter essere letta. Un’efficace illuminazione del Marchio e della vetrina può catturare l’attenzione del passante.

Una volta attirato il suo interesse possiamo farlo avvicinare grazie ad esterni unici: un esempio potrebbe essere l’installazione di sistemi di illuminazione dinamica delle facciate che consentono di personalizzare l’architettura esterna del punto vendita.

Il secondo elemento ad entrare in gioco sono le vetrine: vanno illuminate più del resto del negozio poiché i flussi luminosi si disperdono molto a causa del vetro. Valorizzare con la luce alcuni dettagli della vetrina aiuta a risparmiare rispetto all’illuminazione generica, ma anche a portare l’attenzione del cliente sui particolari del prodotto.

Se desideri realizzare una illuminazione stupefacente e allo stesso tempo ridurre i consumi  energetici, contatta questa mail: info@giuseppesalvatore.it

Con la tendenza a rottamare i vecchi lampadari, ci si è dimenticati che quest’ultimi, chiamati anche “Vintage”, possono riavere nuova vita, grazie ad una sorta di “riuso”.

In questo modo si possono conservare elementi a cui si è affezionati, o che hanno un’aria elegante da utilizzare in determinati contesti abitativi/casalinghi.

 

Come rimettere a nuovo i vecchi lampadari

In molti casi, per rimettere a nuovo un vecchio lampadario che non presenta danni, basterà ripulirlo e ripristinare le varie componenti mancanti. Ecco che con pochissima fatica, è avvenuto con successo il riciclo di un vecchio lampadario tanto apprezzato in passato.

 

Ovviamente, in base al tipo di lampadario è più o meno facile ripristinare i cristalli mancanti o danneggiati, in base anche alla disponibilità sul mercato.

Nei casi più difficili, invece, con elementi decisamente più insoliti, potrebbe essere necessario rimuovere vari pezzi, rifinire il metallo tra le braccia e la base, ed eventualmente aggiungere nuovi elementi.

 

In ogni caso non si tratta di operazioni complicate, ma basterà avere, pazienza, attenzione e… un po’ di fantasia!

 

Uno dei lampadari antichi più comuni è il lampadario a goccia. Quest’ultimo, purtroppo, non risponde più agli standard di sicurezza, pertanto bisognerà intervenire sulla messa a norma, oltre che sul lato estetico.

 

Cavi elettrici dei vecchi portalampada andranno sostituiti, in quanto non più adeguati alle misure di sicurezza elettrica. Non è sicuramente complesso ma richiede sicuramente pazienza. La riparabilità è comunque fattibile anche senza troppe conoscenze.

In ogni caso è possibile richiedere l’intervento in sicurezza di un tecnico se necessario. Ma è  comunque possibile (anzi, necessario) staccare dal quadro elettrico generale la corrente elettrica dell’appartamento.

 

 

Sostituire le lampadine vecchie con lampadine a LED

Le lampadine a LED comportano un notevole risparmio di energia, e per questa ragione sono le lampadine più utilizzate al momento. Inoltre presentano minori “effetti collaterali” rispetto gli altri modelli.

Per questo motivo il LED sta diventando sempre più il futuro dell’illuminazione.

 

Ma cosa si può fare in caso di lampade e lampadari in casa a “vecchio stampo”? 

In questo caso è possibile semplicemente sostituire le lampadine vecchie con le lampadine a LED. Non è infatti necessario smontare tutti i lampadari e le plafoniere di casa per cambiare le lampadine di vecchio tipo.

I vantaggi saranno ovviamente immediati: efficienti ed economiche, rappresenteranno un investimento duraturo.

Inoltre, recentemente hanno creato lampadine a LED specifiche per l’utilizzo in sostituzione di lampadine di generazioni precedenti. Questa è un’altra buona occasione per migliorare la sostenibilità degli elementi casalinghi.

 

Ovviamente esistono numerose tipologie di lampadine a LED, pertanto è importante che abbiano almeno la stessa forma e dimensione delle lampadine che andranno a sostituire.

Ma grazie alla varietà di modelli, sarà facile trovare il modello compatibile che permetterà di dar nuova vita ai lampadari più antichi, riparandoli e riutilizzandoli.

Sensori di movimento per accensione luci: perché installarli?

Se stai pensando a come ridurre il peso della bolletta elettrica e risparmiare energia, forse i sensori possono fare al caso tuo. Scegliere i migliori sensori di movimento sicuramente potrà sembrarti complesso visto l’assortimento che si trova in commercio.

Una maniera abbastanza semplice e pratica per risparmiare energia e diminuire le spese di esercizio dell’illuminazione casalinga è sicuramente progettare il proprio impianto di illuminazione montando sensori di movimento per l’accensione delle luci. Questi dispositivi hanno un notevole potenziale da sfruttare al meglio per quanti vogliono contenere i propri consumi energetici e hanno un occhio di riguardo per l’ecosostenibilità.

Come scegliere i migliori sensori di movimento

sensori di movimento rappresentano un fattore di sicurezza.  Avere luce quando serve è importante e riduce rischi ed incidenti domestici e sul lavoro. Se siete delle persone che amano gestirsi in autonomia il mondo è pieno di prodotti e di proposte. Questa non è certo una novità. Amazon e tanti sono i siti che vi invoglieranno a provare a fare da voi. Non vi biasimo.

Spero non sarete tra quelli che mi chiamano perché non riescono a ottimizzare i tempi di accensione o di spegnimento o che sbagliano posizionamento.

Detto ciò mi raccomando, i sensori di movimento si basano su tecnologie diverse, spesso combinate all’interno di un solo modello, pensate per rilevare il movimento nel raggio dell’area in cui è installato il sensore.

Tipologie di sensori di movimento per l’accensione delle luci.

  1. Detector di movimento e detector di presenza. Il primo apparato fa in modo che le luci si accendano quando viene rilevato il passaggio di una persona davanti al sensore.

Questo vuol dire, per esempio, che se si tratta di una stanza piuttosto affollata in cui entrano ed escono persone di continuo, il detector farà in modo che le luci non si spengano mai. Almeno, non finché l’ultima persona non sia uscita dalla stanza e sempre che sia trascorso il tempo di spegnimento preimpostato.

  1. Il sensore di presenza, d’altro canto, funziona in maniera abbastanza simile a quello di movimento, ma con la differenza di essere molto più accurato e sensibile. In questo caso l’apparato è infatti in grado di rilevare anche micro-movimenti.

Come funzionano i sensori

Tutti e due questi rilevatori di movimento in genere funzionano registrando le fonti di calore che ricadono nel loro raggio di rilevamento.

Il calore viene tradotto in un segnale elettrico che a sua volta consente l’accensione o lo spegnimento dell’illuminazione.

Motivi per installare sensori di movimento per l’accensione delle luci

  1. Un primo vantaggio che deriva dall’installazione di sensori di movimento, sia interni all’appartamento che esterni, è quello di migliorare la sicurezza. I topi d’appartamento puntano sulle case i cui proprietari sono assenti o addormentati. L’ultima cosa che i malintenzionati vogliono è essere visti dai vicini mentre armeggiano intorno a casa tua. Ecco dunque che installare dei sensori di movimento esterni può rivelarsi davvero una scelta felice per tenere lontani ospiti indesiderati. Immaginatevi la scena: i soliti ignoti stanno cercando di introdursi in casa vostra e all’improvviso vengono accecati da una luce che li espone alla vista di tutti quanti. Il loro istinto primario sarà darsela a gambe, nel qual caso il vostro sensore di movimento avrà assolto egregiamente al suo compito.
  2. Un altro vantaggio può consistere nel fatto di spaventare eventuali animali selvatici che si avvicinino troppo all’abitazione. Non sono rari i casi di cinghiali o di orsi che si avventurano in città in cerca di cibo. Anche in questo caso l’accensione improvvisa delle luci può servire a spaventarli e farli fuggire.
  3. Un terzo vantaggio è poter tornare a casa di notte, magari con le mani impegnate con le borse della spesa, senza doversi preoccupare di inciampare perché le luci esterne sono spente: parcheggiate la macchina nel vialetto e, voilà, le luci sono già accese.
  4. Un quarto vantaggio, ovvio, è il risparmio energetico. Le luci si accendono solo quando è necessario.
  5. Il quinto buon motivo per installare dei sensori di movimento per l’accensione delle luci è collegato al quarto: infatti meno consumo di energia significa una bolletta della luce più leggera.
  6. vantaggio a cui spesso non si pensa è la riduzione dell’inquinamento luminoso. Lamentiamo spesso che el stelle non si vedono più e ce ne accorgiamo quelle rare volte che ci troviamo in mezzo alla NAtura. Ecco quindi una occasione per ridurre l’inquinamento luminoso.Queste luci infatti si accenderanno solo quando necessario.

 

Dubbi e incertezze possono trovare soluzioni affidandosi sopratutto a soluzioni che garantiscono prodotto e ricambi nel tempo.

Tipologia di sensori di movimento

Diversi tipologie di sensori di movimento si trovano in commercio, appunto utilizzati per rilevare il movimento: tra i più comuni si trovano quelli a infrarosso passivo, a ultrasuoni, a microonde e a vibrazione.

  • I primi, spesso abbreviati con l’acronimo PIR, sono i sensori più utilizzati nei rilevatori di movimento ad uso domestico. Sono in grado di rilevare il calore corporeo e, una volta che i livelli di calore cambiano rapidamente, i sensori scattano attivando le luci o l’allarme.
  • Per quel che riguarda gli ultrasuoni, si tratta di rumori che vengono emessi a una frequenza molto elevata: quando tali frequenze vengono rimbalzate da un oggetto in movimento, il sensore viene fatto scattare e di conseguenza accende o spegne le luci.
  • sensori a microonde, molto usati per le necessità di vigilanza, emettono una gamma di impulsi che sfruttano il cosiddetto effetto Doppler. In questo modo le onde rimbalzano nell’area circostante e rilevano eventuali cambiamenti.
  • Infine, il metodo della vibrazione permette al prodotto di rilevare i movimenti tramite una speciale leva, sulla quale viene posta una piccola massa che, qualora si dovessero verificare dei movimenti non pianificati nelle vicinanze, permetterà di attivare il sensore.

A testimonianza dei molti passi in avanti compiuti per rendere questi oggetti sempre più precisi, sono nati i sensori di movimento a doppia tecnologia, che uniscono due diversi per riuscire a ridurre i falsi allarmi. Ecco dunque che, nel caso di questi particolari sensori, entrambi i tipi di rilevazione devono essere attivati per risultare nell’accensione delle luci o in qualsiasi azione.

Ad esempio, un sensore a vibrazione potrebbe essere attivato da rami che si muovono a causa del vento, ma con la doppia tecnologia, la luce non verrebbe attivata in quanto il sensore a infrarossi non rileverebbe il calore proveniente dai rami. Oltre a queste tipologie, di sicuro le più comuni, vanno citati i sensori di movimento a contatto, molto economici, e i sensori riflessi. Quest’ultimi, impiegati esclusivamente nella vigilanza, emettono un fascio di luce LED che, se attraversato, attiva il sensore.

Tempo di reazione

Molto importante per non ritrovarti a mugugnare al buio è verificare al meglio i tempi di reazione, di accensione. Cioè la sensibilità al movimento. Infatti uno degli aspetti che maggiormente differenzia i diversi tipi di sensori di movimento si ritrova nei tempi di reazione, ossia i secondi necessari al sensore per riuscire ad accendere la luce a partire dal momento in cui viene rilevato per la prima volta il movimento. Allo stesso modo, il tempo di reazione si misura anche nello spegnimento. Ques’ultimo è un importante fattore che contribuisce a realizzare tutti i 6 vantaggi che ti ho descritto sopra.

Più un sensore è sensibile, minore sarà il tempo di reazione: questo aspetto è molto importante in particolar modo negli ambienti di passaggio, come le scale o i corridoi, dove non vi è  certo il tempo di attendere e la luce si deve accendere prima possibile.

Distanza e angolo di rilevamento

I dispositivi in commercio variano anche in maniera molto sensibile per quanto riguarda la distanza e l’angolo di rilevamento dei movimenti.

Questi due elementi, in particolare la portata del rilevamento, sono parametri utili che guidano nell’individuare i modelli più adatti. Ad esempio, quelli che hanno un raggio inferiore possono essere applicati all’interno, mentre nelle zone dove è difficile seguire i diversi movimenti è importante scegliere un sensore a 180° o anche a 360°, che consentono di illuminare la zona al meglio.

Autonomia e batteria

Per facilità di installazione, l’alimentazione a batteria sembrerebbe la migliore opzione, soprattutto per l’esterno: utilizzando batterie ricaricabili non è necessario alcun cablaggio. Le batterie dureranno circa un anno se si considera una media di dieci attivazioni al giorno, ma il sensore è posizionato in una zona trafficata, le batterie non dureranno a lungo.

L’illuminazione con sensore di movimento cablato è la più comune e non dovrebbe spaventare: la maggior parte dei sistemi include istruzioni dettagliate e tutorial ai quali fare riferimento. Per coloro che vogliono contenere i consumi e scegliere un’opzione più sostenibile, può valere la pena investire su sensori di movimento a energia solare, facili da installare e utilizzare. Sono perfetti per garantire l’uso anche durante un’interruzione di corrente, a patto che vi sia abbastanza energia immagazzinata.

Tuttavia, ci sono alcuni aspetti negativi in questo tipo di sensore. Le lampade a energia solare richiedono circa 6-8 ore di luce al giorno per funzionare correttamente e sono poche le zone dove è disponibile una tale quantità di luce. Inoltre, se la posizione di montaggio non riceve la luce solare diretta, il sensore a energia solare potrebbe non essere la soluzione migliore.

 

 

L’interruttore salvavita è un elemento indispensabile in ogni abitazione. Andiamo a scoprire di cosa si tratta e perché è così importante.

 

Cos’è l’interruttore salvavita magnetotermico differenziale?

L’interruttore salvavita, il cui vero nome è interruttore magnetotermico differenziale, è un dispositivo di sicurezza presente in tutte le case e previsto dalla normativa comunitaria.

Questo interruttore ha la funzione di interrompere il flusso di energia elettrica in caso di contatti diretti o indiretti oppure in caso di dispersione di corrente. Per questo motivo è chiamato “salvavita”.

Il Decreto n.37 del 2008 si occupa di regolare i requisiti per la realizzazione e l’installazione degli impianti elettrici domestici.

Negli impianti elettrici potrebbero verificarsi dei problemi come cortocircuiti, dispersioni elettriche, sovraccarichi, o altre problematiche.

Il suo compito è quello di evitare che accadano spiacevoli situazioni, proteggendo persone e cose da eventuali danni. Quante tipologie hanno quindi questi interruttori? E che costi hanno?

 

Quali tipologie di interruttori salvavita esistono?

L’interruttore salvavita ha la capacità di rilevare la differenza fra la corrente in entrata e la corrente in uscita dai circuiti. Sul mercato esistono varie tipologie di salvavita, tra le quali:

  • Puro: un salvavita che offre solo la protezione differenziale. Questo dispositivo viene installato come interruttore generale, però sarà necessario posizionare sul contatore un altro tipo di protezione (di tipo magnetotermico).
  • Differenziale separato: è un apparecchio differente, che va a comandare una bobina di sgancio di un interruttore molto potente. Si tratta di una tipologia molto utilizzata in ambito industriale.
  • Accoppiato: offre sia protezione magnetotermica, quindi in caso di corto circuito e sovraccarico, sia differenziale.
  • Riarmante: è un differenziale puro. ma è anche in grado di richiudersi alcune volte in modo da ridare corrente nel caso in cui lo scatto sia avvenuto per problemi non legati al contatore.

 

 

Cosa dice la legge

L’interruttore è necessario per essere a  norma di legge, ed è necessario svolgere controlli periodici per verificare che tutto funzioni in modo corretto.
Un interruttore magnetotermico differenziale è inoltre utilizzato per proteggere le persone (e non solo), nei seguenti casi:

  • Contatto diretto: quando c’è un contatto diretto con un filo in tensione non isolato, chiamata anche “fase alimentata”.
  • Contatto indiretto: quando una persona viene a contatto con una parte metallica in tensione accidentalmente (ad esempio per guasto nell’isolamento).
  • Perdite di isolamento, di diverso genere.

Gli interruttori hanno un pulsante “T” di test, per verificare che la parte differenziale funzioni correttamente.

È importante effettuare il test regolarmente, per essere sicuri che l’interruttore funzioni senza problemi. Quando si preme il pulsante, questo fa intervenire il salvavita, in quanto simula la condizione di guasto.

Se ciò non dovesse accadere, allora c’è qualcosa che non va, pertanto risulta necessario un intervento di un tecnico elettricista.

Se il salvavita presenta qualche problematica di funzionamento, anche a causa di un guasto temporaneo del blocco magnetotermico, potrebbe non attivarsi, e così facendo non riuscirebbe a proteggere la nostra abitazione.

È consigliato effettuare questi controlli almeno una volta al mese premendo semplicemente il pulsante di test (solitamente marcato dalla lettera T). Se il salvavita funziona correttamente, l’energia elettrica si dovrebbe interrompere immediatamente.

 

Come funziona l’interruttore salvavita?

Un interruttore salvavita integra tutte e tre le protezioni, magnetica, termica e differenziale:

  • Interruttore magnetotermico: in questo caso il dispositivo integra una protezione magnetica per i cortocircuiti, oltre ad una protezione termica per i sovraccarichi.
  • Interruttore differenziale: è il dispositivo utilizzato per la protezione delle persone dalle dispersioni elettriche.

Come funziona l’interruttore magnetotermico

L’interruttore magnetotermico interrompe il flusso della corrente elettrica in caso di sovracorrente, causata da un sovraccarico, quindi in caso di consumo elevato di elettricità rispetto alla portata dell’impianto, o in caso di corto circuito.

All’interno del dispositivo ci sono due sezioni differenti che operano tramite due principi fisici diversi.

  • La parte magnetica:
    La parte magnetica controlla un eventuale cortocircuito rilevando l’elevato e istantaneo flusso di corrente che ne deriva. Questo impulso elevato di corrente induce un campo magnetico che fa scattare l’apertura dell’interruttore istantaneamente.
  • La parte termica:
    In caso di sovraccarico il limite è dato dalla capacità dell’impianto, data dai fili conduttori che devono smaltire il calore prodotto per effetto Joule. La parte termica funziona con una resistenza elettrica, per mezzo di una lamina bimetallica che tramite la dilatazione termica si piega fino allo scatto. Questi dispositivi intervengono con un certo ritardo, in modo tale da non considerare i normali sovraccarichi di breve durata o con valori vicini al limite per la corrente.

Come funziona l’interruttore differenziale

Questo interruttore viene attivato in caso di un guasto verso terra (dispersione) o folgorazione, garantendo quindi la protezione delle persone da contatti diretti e indiretti.
Il suo funzionamento è basato sulla differenza di correnti elettriche, sia che siano in ingresso, sia che siano in uscita dal sistema elettrico, qualora ci fosse un contatto con una massa in tensione accidentale.

Se l’interruttore è ad alta sensibilità, ossia riesce a rilevare una differenza di corrente piccola e ha un tempo di intervento breve (millisecondi), la protezione interviene anche in caso di contatto diretto, se una persona tocca un cavo scoperto.

 

Dove va messo il salvavita?

L’interruttore salvavita, o interruttore magnetotermico, va messo sempre dopo il contatore energia elettrica.

Un impianto elettrico ben strutturato è suddiviso in più linee che, partendo dal quadro generale, collegano i vari utilizzatori che usano energia elettrica nell’abitazione. In genere, queste linee sono divise nelle seguenti categorie: luci, prese, elettrodomestici, servizi esterni e centraline, computer e sistemi di videosorveglianza.
Grazie al quadro vi è la possibilità di sezionare una parte dell’impianto rispetto al complesso, specie in caso di guasti e riparazioni.

 

A cosa serve l’interruttore magnetotermico differenziale?

Il quadro elettrico principale è posizionato a valle del contatore dell’energia elettrica ed è qui che sono presenti gli interruttori salvavita, attraverso i quali si possono comandare le linee dell’impianto elettrico della casa.

Nel contatore della luce elettronico è presente un altro interruttore che viene spento quando si supera il limite di potenza.

Ovviamente vi è un limite di potenza disponibile, che non è possibile oltrepassare senza far saltare la corrente.

Superata l’energia utilizzata, è necessario staccare alcuni elementi legati alla corrente prima di poterlo riattivare.

Infine, interruttori e impianti elettrici devono rispettare i criteri di riferimento previste dalla Norma CEI 64-8, al fine di mantenere la sicurezza degli impianti elettrici civili.

Con questa normativa vi è anche l’obbligo della messa a terra per la sicurezza in caso di sovraccarico di tensione.

All’interno della norma è possibile visualizzare anche gli standard tecnici richiesti per la certificazione in caso di impianti elettrici residenziali.

Scatti intempestivi e rimedio

Uno dei quesiti ricorrenti dai clienti è: l’interruttore differenziale della mia abitazione interviene spesso in modo casuale; oppure” interviene quasi sempre più o meno all’ora X“.
La prima cosa da verificare è l’esistenza di un guasto all’isolamento di un’apparecchiatura o di una linea, obbligatoriamente quando l’interruttore interviene dopo ogni riarmo. Occorre con pazienza provare ad inserire un apparecchio per volta per individuarlo.
Spesso però l’intervento non è dovuto ad un guasto che comporti pericoli, ma a correnti impulsive verso terra dovute ad eventi occasionali che non si ripetono immediatamente dopo il riarmo.

Allo scopo è bene ricordare che il numero delle apparecchiature protette da uno stesso interruttore deve essere opportunamente limitato.

Interruttori resistenti agli scatti intempestivi

La soluzione ai problemi degli scatti intempestivi sta nell’adozione degli interruttori differenziali altamente resistenti alle cause che li producono. Non è purtroppo sufficiente la semplice adozione di differenziali di tipo A, come spesso si crede e si fa, (la classificazione dei differenziali è in tipo AC, A, B come noto). Tali interruttori ad alta immunità non rientrano in un tipo univoco, ma ogni casa costruttrice vi attribuisce un suo nome.
Eccone alcuni ad esempio

Come detto sopra, per illustrarne le caratteristiche si è fatto riferimento ad articoli tecnici ABB e Schneider Electric, quindi agli APR.

Svolgono tre funzioni fondamentali

Tenuta all’impulso  Non intervengono per correnti impulsive della forma normalizzata  per valori di corrente fino a , che sono tipiche delle sovratensioni per fulminazione indiretta ad accoppiamento induttivo, ma che rappresentano in generale gli impulsi intensi di durata limitata.

Filtro temporale  Il grafico seguente mostra come gli interruttori APR non intervengano per correnti differenziali di durata inferiore ai  tipico di correnti dovute a sovratensioni per di inserzione carichi, come indicato in precedenza. Nello stesso grafico è evidenziata la curva limite di sicurezza, cioè il limite massimo del tempo di intervento per i differenziali ritardati ammesso dalle norme.

Gli interruttori mantengono un margine di sicurezza rispetto alla curva limite. Per questi motivi é buona cosa fare accertamenti.

Contattami con fiducia per una verifica.

Conclusioni

Se si vogliono prevenire gli scatti intempestivi la soluzione sta nell’adottare dunque interruttori differenziali altamente resistenti alle sovratensioni impulsive.
I problemi ci sono in particolare quando si alimentano carichi elettronici con inverter, filtri anti disturbo, dimmer ecc.; o se si abita nelle vicinanze di fabbriche, cantieri, stazioni elettriche; oppure quando si adottano SPD per la protezione contro le scariche atmosferiche; o, in genere, quando la continuità del servizio è essenziale (ospedali, impianti di allarme, frigoriferi, congelatori, impianti non presidiati, apparecchiature informatiche….

 

Giuseppe Salvatore

Il tuo Elettricista Illuminato

Niente più elettrosmog: numerosi studi epidemiologici hanno mostrato un aumento del fattore di rischio di alcune patologie nelle persone la cui occupazione e le cui abitudini di vita comportavano una continua esposizione alle radiazioni ionizzanti.

 

Niente più elettrosmog: modifiche essenziali

Grazie alla crescita e diffusione delle abitazioni bio-compatibili, vi è una maggiore richiesta nell’effettuare delle modifiche affinché risultano tali.

Vi sono dei criteri di sicurezza da applicare (secondo la legge 46/90), che permettono di limitare l’esposizione umana al cosiddetto elettrosmog.

Queste modifiche prevedono innanzitutto la realizzazione di impianti elettrici lontani dalle zone di maggiore soggiorno, ad esempio la camera da letto, oltre alla necessità di ridurre il più possibile la presenza di arredi metallici.

 

Dopodiché è importante sezionare l’impianto elettrico in zone differenti, per bilanciare gli assorbimenti con il sezionamento delle reti e conseguente minimizzazione del campo magnetico.

 

L’ultima fase prevede  l’analisi dei percorsi da occupare con l’elettrificazione, oltre alla collocazione in luoghi secondari del quadro di distribuzione, opportunamente schermato.

Anche i flessibili dell’elettrificazione vanno sistemati a distanza da letti e zone di lunga sosta come tavoli e divani.

 

Tutto ciò permetterà di costruire una “base solida” per una casa bio-compatibile.

 

 

Elettrosmog: campi elettromagnetici

Nonostante si pensi che le abitazioni siano sicure, viviamo con la presenza costante di campi elettro-magnetici che non sappiamo nemmeno esistano.

 

Esempi dei principali campi elettromagnetici casalinghi sono sicuramente:

  • Elettrodomestici
  • Metodi per l’illuminazione degli ambienti
  • Elettrificazione strutturale
  • Abitazioni adiacenti
  • Cabine di trasformazione
  • Condutture dell’alta e media tensione, ponti di trasmissione RF

 

L’esempio più comune è quello degli elettrodomestici, a cui prestiamo poca attenzione.

Gli elettrodomestici, infatti, emettono campi elettromagnetici non appena messi in funzione, senza considerare che molti rimangono in funzione h24.

 

Ovviamente vi sono delle variabili da considerare, come la durata dell’esposizione, l’intensità del campo elettromagnetico generato, e la distanza dal corpo umano.

 

L’utilizzo di lampade a led permette una notevole riduzione dei campi elettromagnetici generati, in quanto meno intensi.

 

Il bioelettroimpianto

Il bioelettroimpianto è un impianto elettrico semplice che si adatta molto bene ai criteri delle case bio-ecologiche.

Si tratta di un elemento molto semplificato, pratico nella manutenzione e che permette di semplificare
e minimizzare le interferenze elettriche e magnetiche causate da un’impiantistica non sensibile alla bioelettrocompatibilità.

 

Il bioelettroimpianto permette:

  • Controllo del campo elettrico e magnetico
  • Altezze, posizioni e percorsi specifici
  • Tecnica dell’elettrificazione con tre circuiti di controllo
  • Disgiunzione tripolare centralizzata e/o bipolare locale
  • Tecnica di schermatura del campo elettrico e magnetico con semplici sistemi di controllo

L’ impianto verrà suddiviso in zone sezionabili dai disgiuntori automatici come
segue: zona notte, zona giorno, zona di servizio.

Vi sono numerosi elementi da considerare nell’bioelettroimpianto, come ad esempio le sezioni minime ammesse, oppure il rispetto delle normative comunitarie europee. Ovviamente penserà a tutto il tecnico incaricato.

Il bioelettroimpianto, in ogni caso, vi permetterà di vivere in abitazioni che non presentino potenziali pericoli di esposizione all’elettrosmog, misurabile tramite misuratore di campo E.M., per valutare i livelli di rischio a cui si è esposti quotidianamente.

 

 

Regole di base da seguire

In sintesi le regole di base da seguire sono quattro:

  • distanza di sicurezza dalle fonti di elettrosmog
  • limitazione del tempo di esposizione
  • schermatura dell’impianto con disgiunzione bipolare e tripolare della rete
  • semplificazione dell’assetto dell’impianto elettrico, necessaria per ridurre interferenze

 

Altri spunti interessanti potrebbero essere la riduzione di strumenti elettrici in casa, specie se non utilizzati; oppure la sostituzione dell’impiantistica obsoleta con quella di nuova generazione, sicura, sana e biocompatibile.

 

L’utilizzo di impianti automatici per le tapparelle sta avendo un notevole successo ultimamente.

Esistono diverse applicazioni domestiche per il comando generale di queste automazioni, ma nonostante ciò, ultimamente è salito alla ribalta grazie al fatto che possa contribuire a ridurre il mal di schiena.

 

PREDISPOSIZIONE IMPIANTI AUTOMATICI

Per automatizzare una tapparella è necessario posizionare il comando subito sotto la suddetta, oppure si può predisporre il comando all’ingresso della stanza o in altre posizioni più comode per noi.

Bisognerà quindi avere una scatola 503 dedicata, che è meglio separare dagli altri comandi per evitare manovre errate, nonostante potrebbe starci tranquillamente.

Va quindi posizionata una scatola 503 a un metro di altezza, dopodiché bisogna utilizzare un tubo diametro 20 mm che collega la tapparella alla derivazione elettrica, ed una tubazione sempre diametro 20 mm che la collega al motore.

Per far ciò bisogna portare l’alimentazione per il motore nel vano tapparella. Quest’ultima può andare sia a sinistra, sia a destra.

Nel caso in cui nella stanza vi siano più automazioni, è importante considerate il fatto che in una 503 si possono comandare al massimo tre automazioni.

 

PASSAGGIO CAVI IMPIANTI AUTOMATICI

Per le tapparelle sarebbe opportuno considerare la posa di una linea dedicata per il passaggio cavi.

Per far ciò, si può infilare nelle dorsali elettriche una linea con un paio di cavi (uno blu e un altro colore che non sia giallo verde) da 2,5 mmq, comandati da un magneto termico differenziale da 10 Ampere.

Tramite le scatole di derivazione, poi, si può andare alla 503 di comando con una linea da 1,5 mmq (blu, giallo verde e un altro colore).

Tramite quest’ultima scatola bisogna andare ad ogni tapparella con 4 cavi da 1,5 mmq (blu, giallo verde e altri due colori).

 

MONTAGGIO MOTORE

Il riduttore, o motore della tapparella, va posizionato dentro al rullo della stessa.

In caso abbiate un rullo in legno, andrà sostituito con uno in acciaio ottagonale.

 

Qualora fosse metallico, invece, bisogna proseguire in questo modo:

Togliere la coppiglia del cuscinetto che serve a sostenere l’albero nel lato della puleggia. Se non si può raggiungere, togliete la coppiglia dal lato opposto e sfilate l’albero.

A questo punto, togliete la puleggia e fate uscire l’albero.

Una volta rimosso tutto, lasciando solo il cuscinetto dalla parte opposta alla puleggia (oppure sostituendolo con uno nuovo), basterà montare l’accessorio nel lato “ex puleggia”:

 

 

Fatto ciò bisogna misurare la distanza tra la staffa (esempio qui sopra in foto) e il cuscinetto nel lato opposto.

A questo punto è necessario infilare il motore nel rullo attenzionando il verso della puleggia del motore e della ruota ottagonale di finecorsa, e misurando lo spazio dalla calotta dell’albero alla fine del motore, perni esclusi.

Adesso bisogna confrontare le due misure e tagliare l’albero di conseguenza (solitamente di circa 1 cm).

Dopodiché rismontate la staffa ad “l” e montatela sul motore .

Il tutto facendo attenzione a lasciare i fori per la regolazione dei finecorsa verso di voi.

Riposizionate l’albero e avvitate i dadi della staffa affinché l’albero resti in piano.

A questo punto si può riattaccare la cinghia della tapparella con le alette reggi cinghia appositamente presenti.

 

REGOLAZIONE FINECORSA

Una volta allacciato il motore, si può procedere alla regolazione dei finecorsa come da manuale del motore, tramite un’apposita chiave a brugola in plastica flessibile.

Molti osservatori pensano che la crisi economica dovuta alla pandemia mondiale di Coronavirus non avrà effetti negativi sulle auto elettriche.

 

Coronavirus e crisi economica non fermeranno le auto elettriche

Volkswagen Id.3 pronte per la consegna in un piazzale della fabbrica di Zwickau (credit Mario Cianflone)

L’auto elettrica, di fatto più cara delle auto tradizionali, viene considerata “spacciata” da alcuni grandi studiosi internazionali.

Tutto questo per un semplice motivo: con il Coronavirus a danneggiare i consumi e i colossi industriali, “piccole imprese” come le nuove case automobilistiche elettriche possono subire un tracollo non indifferente, specialmente perché erano in fase di “lancio.

Se a questo si aggiungono ingenti investimenti nelle infrastrutture di ricarica, si capisce il perché di questi pareri.

 

Sarà sufficiente, però, una crisi del genere per stoppare il futuro “green” del settore automobilistico?

 

 

I pareri dello schieramento opposto

Tutto ciò, però, non convince gli esperti dello schieramento opposto, secondo cui il futuro sarà inevitabilmente green.

 

Questo è dovuto ai notevoli investimenti fatti dalle case automobilistiche sul settore elettrico, fortemente sostenute dalle politiche ambientali internazionali, al fine di un marcato ridimensionamento delle emissioni di CO2 nel mondo.

 

A confermare questo trend positivo è la positività dei mercati: a fronte del -85% del mercato “tradizionale” delle auto in Italia, le auto elettriche hanno avuto invece segnali positivi.

A confermare ciò anche Germania, Francia e Regno Unito.

 

Tutto questo va a confermare le tesi rialziste su un futuro elettrico, grazie anche alla forte spinta della politica internazionale.

Se si aggiungono anche forti investimenti sulla ricarica rapida e sulla guida autonoma, si può intuire che si tratta anche di un futuro sempre più “elettrico”, con il lento declino delle normali auto a combustibile.

 

Inevitabilmente sarà necessario passare verso un futuro più elettrico, pena il futuro del pianeta.

Tuttavia, potrebbe essere necessaria una transizione graduale, con auto “ibride” che man mano diverranno sempre più elettriche.

Il futuro è senza alcun dubbio green, indipendentemente dalle opinioni negative.

Grazie al supporto dei sistemi intelligenti, risparmiare energia diventa molto facile.

 

Come risparmiare energia?

Uno dei fattori più importanti su cui far leva per il risparmio d’energia riguarda gli orari di lavoro.

Sfruttare orari diurni permette di utilizzare la luce naturale, a tutto vantaggio del risparmio energetico e non solo. Infatti, grazie al risparmio energetico vi è anche un notevole risparmio di CO2, che dà anche punti per le certificazioni ambientali.

Grazie agli orari diurni è possibile risparmiare fino al 75% di energia utilizzata.

 

Lampade e apparecchi efficienti garantiscono una diminuzione del 25% dei consumi, grazie alle funzioni dimming. Inoltre, accendendo gli strumenti solo alla necessità, si riduce ulteriormente il consumo.

 

La manutenzione degli impianti è altresì importante per massimizzare il risparmio energetico.

In assenza di aumenti di tariffe, infatti, i costi saranno notevolmente ridotti, e così anche le emissioni di CO2.

 

 

Certificazioni degli edifici

Le certificazioni degli edifici, in continuo aumento, non riguardano un semplice “bollino”, ma si traducono in incentivi e risparmi sempre maggiori.

Fra i vantaggi delle certificazioni è possibile annoverare:

  • aumento del valore dell’immobile
  • vendita facilitata
  • gli inquilini accettano affitti più costosi (grazie a bollette più basse)
  • costi d’esercizio ridotti
  • il minor consumo energetico comporta la riduzione delle emissioni di CO2 di un’azienda
  • gli edifici certificati costituiscono una “garanzia” della sostenibilità del marchio

 

L’ottimizzazione degli impianti di sorveglianza garantisce inoltre una riduzione dei consumi.

Infatti, l’utilizzo di videocamere ad infrarossi permette di monitorare costantemente gli ambienti di lavoro anche in assenza di luci accese. Questo è molto importante, per evitare gli sprechi dovuti a illuminazione costante h24.

In questo modo non sarà necessario fornire illuminazione ubiquitaria e costante a tutto l’edificio, pur mantenendo la piena sicurezza.

 

 

Educazione sull’illuminazione

Altra importante argomentazione riguarda “l’educazione sull’illuminazione”. Infatti, al di fuori degli sprechi per dimenticanza o inosservanza, è bene annoverare anche la scelta dell’illuminazione.

In determinati ambienti, come uffici o aule studio, l’utilizzo della luce solare (quindi finestre ampie), garantisce una maggiore concentrazione e di conseguenza una maggiore produttività.

Ovviamente non è sempre presente la luce solare, e in questi casi, l’utilizzo di lampade a risparmio energetico, a led ad esempio, potrebbe garantire un effetto simile sul corpo umano.

 

Anche nelle scuole, per le generazioni future, è bene rafforzare il concetto del risparmio energetico, affinché le generazioni future, che a breve saranno le generazioni del presente, possano avere un impatto deciso sulla riduzione dei consumi e delle emissioni di CO2.

 

Questo ovviamente non si limita al semplice suggerimento di ridurre gli sprechi, ma soprattutto all’utilizzo di apparecchiatura intelligente.

Gli apparecchi dimmerabili, non a caso, stanno conquistando i negozi. Con diverse temperature di colore e luminanza, si può implementare un’ampia gamma di scelta adatta a tutti.

 

Infine, proprio come negli hotel e nei centri wellness, si sta diffondendo sempre di più la cultura dei comandi “intuitivi”, con orari di illuminazione programmata, oppure con illuminazione tramite sensori di movimento, per un ulteriore risparmio energetico.