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Sensori di movimento per accensione luci: perché installarli?

Se stai pensando a come ridurre il peso della bolletta elettrica e risparmiare energia, forse i sensori possono fare al caso tuo. Scegliere i migliori sensori di movimento sicuramente potrà sembrarti complesso visto l’assortimento che si trova in commercio.

Una maniera abbastanza semplice e pratica per risparmiare energia e diminuire le spese di esercizio dell’illuminazione casalinga è sicuramente progettare il proprio impianto di illuminazione montando sensori di movimento per l’accensione delle luci. Questi dispositivi hanno un notevole potenziale da sfruttare al meglio per quanti vogliono contenere i propri consumi energetici e hanno un occhio di riguardo per l’ecosostenibilità.

Come scegliere i migliori sensori di movimento

sensori di movimento rappresentano un fattore di sicurezza.  Avere luce quando serve è importante e riduce rischi ed incidenti domestici e sul lavoro. Se siete delle persone che amano gestirsi in autonomia il mondo è pieno di prodotti e di proposte. Questa non è certo una novità. Amazon e tanti sono i siti che vi invoglieranno a provare a fare da voi. Non vi biasimo.

Spero non sarete tra quelli che mi chiamano perché non riescono a ottimizzare i tempi di accensione o di spegnimento o che sbagliano posizionamento.

Detto ciò mi raccomando, i sensori di movimento si basano su tecnologie diverse, spesso combinate all’interno di un solo modello, pensate per rilevare il movimento nel raggio dell’area in cui è installato il sensore.

Tipologie di sensori di movimento per l’accensione delle luci.

  1. Detector di movimento e detector di presenza. Il primo apparato fa in modo che le luci si accendano quando viene rilevato il passaggio di una persona davanti al sensore.

Questo vuol dire, per esempio, che se si tratta di una stanza piuttosto affollata in cui entrano ed escono persone di continuo, il detector farà in modo che le luci non si spengano mai. Almeno, non finché l’ultima persona non sia uscita dalla stanza e sempre che sia trascorso il tempo di spegnimento preimpostato.

  1. Il sensore di presenza, d’altro canto, funziona in maniera abbastanza simile a quello di movimento, ma con la differenza di essere molto più accurato e sensibile. In questo caso l’apparato è infatti in grado di rilevare anche micro-movimenti.

Come funzionano i sensori

Tutti e due questi rilevatori di movimento in genere funzionano registrando le fonti di calore che ricadono nel loro raggio di rilevamento.

Il calore viene tradotto in un segnale elettrico che a sua volta consente l’accensione o lo spegnimento dell’illuminazione.

Motivi per installare sensori di movimento per l’accensione delle luci

  1. Un primo vantaggio che deriva dall’installazione di sensori di movimento, sia interni all’appartamento che esterni, è quello di migliorare la sicurezza. I topi d’appartamento puntano sulle case i cui proprietari sono assenti o addormentati. L’ultima cosa che i malintenzionati vogliono è essere visti dai vicini mentre armeggiano intorno a casa tua. Ecco dunque che installare dei sensori di movimento esterni può rivelarsi davvero una scelta felice per tenere lontani ospiti indesiderati. Immaginatevi la scena: i soliti ignoti stanno cercando di introdursi in casa vostra e all’improvviso vengono accecati da una luce che li espone alla vista di tutti quanti. Il loro istinto primario sarà darsela a gambe, nel qual caso il vostro sensore di movimento avrà assolto egregiamente al suo compito.
  2. Un altro vantaggio può consistere nel fatto di spaventare eventuali animali selvatici che si avvicinino troppo all’abitazione. Non sono rari i casi di cinghiali o di orsi che si avventurano in città in cerca di cibo. Anche in questo caso l’accensione improvvisa delle luci può servire a spaventarli e farli fuggire.
  3. Un terzo vantaggio è poter tornare a casa di notte, magari con le mani impegnate con le borse della spesa, senza doversi preoccupare di inciampare perché le luci esterne sono spente: parcheggiate la macchina nel vialetto e, voilà, le luci sono già accese.
  4. Un quarto vantaggio, ovvio, è il risparmio energetico. Le luci si accendono solo quando è necessario.
  5. Il quinto buon motivo per installare dei sensori di movimento per l’accensione delle luci è collegato al quarto: infatti meno consumo di energia significa una bolletta della luce più leggera.
  6. vantaggio a cui spesso non si pensa è la riduzione dell’inquinamento luminoso. Lamentiamo spesso che el stelle non si vedono più e ce ne accorgiamo quelle rare volte che ci troviamo in mezzo alla NAtura. Ecco quindi una occasione per ridurre l’inquinamento luminoso.Queste luci infatti si accenderanno solo quando necessario.

 

Dubbi e incertezze possono trovare soluzioni affidandosi sopratutto a soluzioni che garantiscono prodotto e ricambi nel tempo.

Tipologia di sensori di movimento

Diversi tipologie di sensori di movimento si trovano in commercio, appunto utilizzati per rilevare il movimento: tra i più comuni si trovano quelli a infrarosso passivo, a ultrasuoni, a microonde e a vibrazione.

  • I primi, spesso abbreviati con l’acronimo PIR, sono i sensori più utilizzati nei rilevatori di movimento ad uso domestico. Sono in grado di rilevare il calore corporeo e, una volta che i livelli di calore cambiano rapidamente, i sensori scattano attivando le luci o l’allarme.
  • Per quel che riguarda gli ultrasuoni, si tratta di rumori che vengono emessi a una frequenza molto elevata: quando tali frequenze vengono rimbalzate da un oggetto in movimento, il sensore viene fatto scattare e di conseguenza accende o spegne le luci.
  • sensori a microonde, molto usati per le necessità di vigilanza, emettono una gamma di impulsi che sfruttano il cosiddetto effetto Doppler. In questo modo le onde rimbalzano nell’area circostante e rilevano eventuali cambiamenti.
  • Infine, il metodo della vibrazione permette al prodotto di rilevare i movimenti tramite una speciale leva, sulla quale viene posta una piccola massa che, qualora si dovessero verificare dei movimenti non pianificati nelle vicinanze, permetterà di attivare il sensore.

A testimonianza dei molti passi in avanti compiuti per rendere questi oggetti sempre più precisi, sono nati i sensori di movimento a doppia tecnologia, che uniscono due diversi per riuscire a ridurre i falsi allarmi. Ecco dunque che, nel caso di questi particolari sensori, entrambi i tipi di rilevazione devono essere attivati per risultare nell’accensione delle luci o in qualsiasi azione.

Ad esempio, un sensore a vibrazione potrebbe essere attivato da rami che si muovono a causa del vento, ma con la doppia tecnologia, la luce non verrebbe attivata in quanto il sensore a infrarossi non rileverebbe il calore proveniente dai rami. Oltre a queste tipologie, di sicuro le più comuni, vanno citati i sensori di movimento a contatto, molto economici, e i sensori riflessi. Quest’ultimi, impiegati esclusivamente nella vigilanza, emettono un fascio di luce LED che, se attraversato, attiva il sensore.

Tempo di reazione

Molto importante per non ritrovarti a mugugnare al buio è verificare al meglio i tempi di reazione, di accensione. Cioè la sensibilità al movimento. Infatti uno degli aspetti che maggiormente differenzia i diversi tipi di sensori di movimento si ritrova nei tempi di reazione, ossia i secondi necessari al sensore per riuscire ad accendere la luce a partire dal momento in cui viene rilevato per la prima volta il movimento. Allo stesso modo, il tempo di reazione si misura anche nello spegnimento. Ques’ultimo è un importante fattore che contribuisce a realizzare tutti i 6 vantaggi che ti ho descritto sopra.

Più un sensore è sensibile, minore sarà il tempo di reazione: questo aspetto è molto importante in particolar modo negli ambienti di passaggio, come le scale o i corridoi, dove non vi è  certo il tempo di attendere e la luce si deve accendere prima possibile.

Distanza e angolo di rilevamento

I dispositivi in commercio variano anche in maniera molto sensibile per quanto riguarda la distanza e l’angolo di rilevamento dei movimenti.

Questi due elementi, in particolare la portata del rilevamento, sono parametri utili che guidano nell’individuare i modelli più adatti. Ad esempio, quelli che hanno un raggio inferiore possono essere applicati all’interno, mentre nelle zone dove è difficile seguire i diversi movimenti è importante scegliere un sensore a 180° o anche a 360°, che consentono di illuminare la zona al meglio.

Autonomia e batteria

Per facilità di installazione, l’alimentazione a batteria sembrerebbe la migliore opzione, soprattutto per l’esterno: utilizzando batterie ricaricabili non è necessario alcun cablaggio. Le batterie dureranno circa un anno se si considera una media di dieci attivazioni al giorno, ma il sensore è posizionato in una zona trafficata, le batterie non dureranno a lungo.

L’illuminazione con sensore di movimento cablato è la più comune e non dovrebbe spaventare: la maggior parte dei sistemi include istruzioni dettagliate e tutorial ai quali fare riferimento. Per coloro che vogliono contenere i consumi e scegliere un’opzione più sostenibile, può valere la pena investire su sensori di movimento a energia solare, facili da installare e utilizzare. Sono perfetti per garantire l’uso anche durante un’interruzione di corrente, a patto che vi sia abbastanza energia immagazzinata.

Tuttavia, ci sono alcuni aspetti negativi in questo tipo di sensore. Le lampade a energia solare richiedono circa 6-8 ore di luce al giorno per funzionare correttamente e sono poche le zone dove è disponibile una tale quantità di luce. Inoltre, se la posizione di montaggio non riceve la luce solare diretta, il sensore a energia solare potrebbe non essere la soluzione migliore.

 

 

L’interruttore salvavita è un elemento indispensabile in ogni abitazione. Andiamo a scoprire di cosa si tratta e perché è così importante.

 

Cos’è l’interruttore salvavita magnetotermico differenziale?

L’interruttore salvavita, il cui vero nome è interruttore magnetotermico differenziale, è un dispositivo di sicurezza presente in tutte le case e previsto dalla normativa comunitaria.

Questo interruttore ha la funzione di interrompere il flusso di energia elettrica in caso di contatti diretti o indiretti oppure in caso di dispersione di corrente. Per questo motivo è chiamato “salvavita”.

Il Decreto n.37 del 2008 si occupa di regolare i requisiti per la realizzazione e l’installazione degli impianti elettrici domestici.

Negli impianti elettrici potrebbero verificarsi dei problemi come cortocircuiti, dispersioni elettriche, sovraccarichi, o altre problematiche.

Il suo compito è quello di evitare che accadano spiacevoli situazioni, proteggendo persone e cose da eventuali danni. Quante tipologie hanno quindi questi interruttori? E che costi hanno?

 

Quali tipologie di interruttori salvavita esistono?

L’interruttore salvavita ha la capacità di rilevare la differenza fra la corrente in entrata e la corrente in uscita dai circuiti. Sul mercato esistono varie tipologie di salvavita, tra le quali:

  • Puro: un salvavita che offre solo la protezione differenziale. Questo dispositivo viene installato come interruttore generale, però sarà necessario posizionare sul contatore un altro tipo di protezione (di tipo magnetotermico).
  • Differenziale separato: è un apparecchio differente, che va a comandare una bobina di sgancio di un interruttore molto potente. Si tratta di una tipologia molto utilizzata in ambito industriale.
  • Accoppiato: offre sia protezione magnetotermica, quindi in caso di corto circuito e sovraccarico, sia differenziale.
  • Riarmante: è un differenziale puro. ma è anche in grado di richiudersi alcune volte in modo da ridare corrente nel caso in cui lo scatto sia avvenuto per problemi non legati al contatore.

 

 

Cosa dice la legge

L’interruttore è necessario per essere a  norma di legge, ed è necessario svolgere controlli periodici per verificare che tutto funzioni in modo corretto.
Un interruttore magnetotermico differenziale è inoltre utilizzato per proteggere le persone (e non solo), nei seguenti casi:

  • Contatto diretto: quando c’è un contatto diretto con un filo in tensione non isolato, chiamata anche “fase alimentata”.
  • Contatto indiretto: quando una persona viene a contatto con una parte metallica in tensione accidentalmente (ad esempio per guasto nell’isolamento).
  • Perdite di isolamento, di diverso genere.

Gli interruttori hanno un pulsante “T” di test, per verificare che la parte differenziale funzioni correttamente.

È importante effettuare il test regolarmente, per essere sicuri che l’interruttore funzioni senza problemi. Quando si preme il pulsante, questo fa intervenire il salvavita, in quanto simula la condizione di guasto.

Se ciò non dovesse accadere, allora c’è qualcosa che non va, pertanto risulta necessario un intervento di un tecnico elettricista.

Se il salvavita presenta qualche problematica di funzionamento, anche a causa di un guasto temporaneo del blocco magnetotermico, potrebbe non attivarsi, e così facendo non riuscirebbe a proteggere la nostra abitazione.

È consigliato effettuare questi controlli almeno una volta al mese premendo semplicemente il pulsante di test (solitamente marcato dalla lettera T). Se il salvavita funziona correttamente, l’energia elettrica si dovrebbe interrompere immediatamente.

 

Come funziona l’interruttore salvavita?

Un interruttore salvavita integra tutte e tre le protezioni, magnetica, termica e differenziale:

  • Interruttore magnetotermico: in questo caso il dispositivo integra una protezione magnetica per i cortocircuiti, oltre ad una protezione termica per i sovraccarichi.
  • Interruttore differenziale: è il dispositivo utilizzato per la protezione delle persone dalle dispersioni elettriche.

Come funziona l’interruttore magnetotermico

L’interruttore magnetotermico interrompe il flusso della corrente elettrica in caso di sovracorrente, causata da un sovraccarico, quindi in caso di consumo elevato di elettricità rispetto alla portata dell’impianto, o in caso di corto circuito.

All’interno del dispositivo ci sono due sezioni differenti che operano tramite due principi fisici diversi.

  • La parte magnetica:
    La parte magnetica controlla un eventuale cortocircuito rilevando l’elevato e istantaneo flusso di corrente che ne deriva. Questo impulso elevato di corrente induce un campo magnetico che fa scattare l’apertura dell’interruttore istantaneamente.
  • La parte termica:
    In caso di sovraccarico il limite è dato dalla capacità dell’impianto, data dai fili conduttori che devono smaltire il calore prodotto per effetto Joule. La parte termica funziona con una resistenza elettrica, per mezzo di una lamina bimetallica che tramite la dilatazione termica si piega fino allo scatto. Questi dispositivi intervengono con un certo ritardo, in modo tale da non considerare i normali sovraccarichi di breve durata o con valori vicini al limite per la corrente.

Come funziona l’interruttore differenziale

Questo interruttore viene attivato in caso di un guasto verso terra (dispersione) o folgorazione, garantendo quindi la protezione delle persone da contatti diretti e indiretti.
Il suo funzionamento è basato sulla differenza di correnti elettriche, sia che siano in ingresso, sia che siano in uscita dal sistema elettrico, qualora ci fosse un contatto con una massa in tensione accidentale.

Se l’interruttore è ad alta sensibilità, ossia riesce a rilevare una differenza di corrente piccola e ha un tempo di intervento breve (millisecondi), la protezione interviene anche in caso di contatto diretto, se una persona tocca un cavo scoperto.

 

Dove va messo il salvavita?

L’interruttore salvavita, o interruttore magnetotermico, va messo sempre dopo il contatore energia elettrica.

Un impianto elettrico ben strutturato è suddiviso in più linee che, partendo dal quadro generale, collegano i vari utilizzatori che usano energia elettrica nell’abitazione. In genere, queste linee sono divise nelle seguenti categorie: luci, prese, elettrodomestici, servizi esterni e centraline, computer e sistemi di videosorveglianza.
Grazie al quadro vi è la possibilità di sezionare una parte dell’impianto rispetto al complesso, specie in caso di guasti e riparazioni.

 

A cosa serve l’interruttore magnetotermico differenziale?

Il quadro elettrico principale è posizionato a valle del contatore dell’energia elettrica ed è qui che sono presenti gli interruttori salvavita, attraverso i quali si possono comandare le linee dell’impianto elettrico della casa.

Nel contatore della luce elettronico è presente un altro interruttore che viene spento quando si supera il limite di potenza.

Ovviamente vi è un limite di potenza disponibile, che non è possibile oltrepassare senza far saltare la corrente.

Superata l’energia utilizzata, è necessario staccare alcuni elementi legati alla corrente prima di poterlo riattivare.

Infine, interruttori e impianti elettrici devono rispettare i criteri di riferimento previste dalla Norma CEI 64-8, al fine di mantenere la sicurezza degli impianti elettrici civili.

Con questa normativa vi è anche l’obbligo della messa a terra per la sicurezza in caso di sovraccarico di tensione.

All’interno della norma è possibile visualizzare anche gli standard tecnici richiesti per la certificazione in caso di impianti elettrici residenziali.

Al fine di ridurre la dipendenza dai combustibili fossili nei prossimi anni, non solo dobbiamo trovare fonti di energia alternative ma dobbiamo soprattutto limitare il nostro consumo energetico. Bisogna dirigersi, quindi, verso l’efficienza energetica.

 

Efficienza energetica perché?

Fino a pochi anni fa considerato un problema puramente ambientale, tale concetto sta sempre più delineandosi anche come una questione economica.

 

L’investimento iniziale negli edifici copre solamente meno del 20% dei costi a lungo termine. I principali costi a lungo termine sono correlati all’attività e alla manutenzione degli edifici e il consumo energetico negli edifici incide in larga misura sul costo di funzionamento.

L’illuminazione è di certo la principale fonte di benessere per gli utenti, ma è anche un elemento che incide fortemente sul dispendio energetico: due buone ragioni per gestire la situazione e ottenere risparmi energetici rilevanti.

 

In una installazione residenziale o commerciale l’illuminazione convive con altre fonti di benessere la cui gestione intelligente può contribuire a limitare ulteriormente il dispendio energetico.

 

 

Perché è necessario gestire consapevolmente l’illuminazione e le utenze di un impianto?

I requisiti previsti dai regolamenti sugli impianti termici degli edifici hanno portato a miglioramenti significativi in termini di isolamento, con effetto di un minor consumo energetico per il riscaldamento e il condizionamento dell’aria.

L’illuminazione (in media il 26% del consumo) rappresenta un fattore cruciale sul consumo negli edifici residenziali e commerciali.

Al fine di contenere i costi di gestione e ridurre i consumi, si possono valutare diverse alternative:

– Usare lampade a led.

– Accendere le luci solo quando necessario.

– Adeguare il livello di illuminazione secondo le necessità.

– Identificare le specifiche esigenze di illuminazione.

 

 

L’efficienza energetica ed il risparmio

Tutto ciò non riguarda però esclusivamente l’illuminazione. In ogni edificio residenziale e commerciale sono presenti numerose altre fonti di consumo (elettrodomestici, condizionamento, a volte il riscaldamento elettrico) che spesso non hanno la necessità di funzionare contemporaneamente.

 

L’utilizzo intelligente di queste utenze (ad esempio escludendole quando non necessarie), permetterebbe un notevole risparmio dal punto di vista economico.

Anche limitarne il funzionamento in fasce orarie a tariffe agevolate può avere conseguenze positive su risparmio energetico ed economico.

 

L’illuminazione, invece, rappresenta fino al 40% del consumo di elettricità negli uffici. Dopo un anno, 10 minuti di illuminazione superflua, 3 volte al giorno, corrispondono a 5 giorni di illuminazione continua.

 

Vantaggi per l’utilizzatore

I vantaggi per l’utilizzatore riguardano indiscutibilmente il risparmio energetico ed economico.

 

Sottoscrivendo contratti di potenza inferiore, ed utilizzando utenze non prioritarie in fasce orarie a tariffe agevolate, è un primo importante passo da fare per migliorare l’efficienza energetica (e quindi economica).

 

Inoltre, tutto ciò permette di eliminare il rischio di intervento sull’interruttore generale dell’impianto, in caso di superamento della potenza contrattuale. Quindi il rischio blackout.

 

 

Vantaggi per l’installatore

Proponendo al proprio cliente una soluzione per la gestione efficiente dell’impianto, avrà conseguenze sul risparmio energetico ed economico.

In questo modo il cliente risulterà contento del miglioramento dell’efficienza energetica e di conseguenza risulterà felice dell’investimento fatto.

 

Inoltre, per evitare rischi di blackout, è possibile proporre l’utilizzo del relè gestione carichi.

 

Relè gestione carichi

Il relè gestione carichi misura la corrente assorbita da tutto l’impianto.

Il tutto avviene direttamente, attraverso 2 fili per il contatore elettronico (abitazioni recenti), o attraverso un trasformatore di intensità per il contatore elettromeccanico (abitazioni meno recenti).

 

In caso di consumo eccessivo, disconnette i circuiti non prioritari sia per mezzo di un filo pilota, se compatibile con il riscaldamento elettrico, sia tramite contattori. In pratica “taglia” l’utilizzo di corrente.

 

I relè gestione carichi consentono di utilizzare in modo ottimale la potenza contrattuale installata, evitando interventi indesiderati del limitatore del gestore, con conseguente blackout dell’impianto.

 

I relè gestione carichi, sostanzialmente, controllano costantemente che la potenza assorbita dall’impianto non ecceda la potenza contrattuale installata disinserendo automaticamente le utenze ritenute non essenziali, ed evitando così il blackout dell’impianto.

 

Il tutto avviene tramite la disinserzione istantanea delle utenze in eccesso, con re-inserzione graduale in base alla priorità.

Inoltre vi è la disinserzione a rotazione delle utenze con pari grado di priorità.

 

Gli effetti del relè gestione carichi riguardano sia i benefici economici, con una diminuzione delle spese energetiche; sia i benefici ambientali, con riduzione del consumo di energia elettrica e di conseguenza riduzione delle emissioni di CO2.